Radici

Ho questa "cosa" strana con la mia terra, la Pianura Padana. Spesso quando mi avvicino in treno o in auto comincio a parlarle: "eccoti lí, piatta come sempre. Ti si vede tutta quanta. Non hai neanche la fantasia di sorprendermi con un angolo nascosto, una collinetta perlomeno. Possibile che non puoi darmi un benvenuto piú originale, che debba sempre sapere cosa mi spetta quando passo da quí? Le betulle sono allineate come soldatini in fila, stufi di aspettare il segnale di riposo. Furmentón, furmentón, furmentón...at ghé altar da farma vedar?". In realtá sta "cosa" ha poco a che fare con i miei cinque sensi. Si tratta piuttosto del mio rapporto racchio con la mia terra. Siamo come due zitelle che si incontrano e che si scambiano aciditá ma che in fondo non si dispiacciono affatto. Il regalo di compleanno che mi faccio quest'anno è quello di iniziare un percorso alla ricerca di quello della mia terra che mi fa battere il cuore, un pochino. La prossima volta che arrivo in treno o in auto mi riprometto di salutarla con "ma eccoti lí, che bello che non cambi che ti posso sempre ritrovare, riconoscere. Non mi nascondi nulla e mi dai il benvenuto senza troppi sfarzi. Cosí sei e cosí rimarrai, dando al mio animo vagabondo e senza radici un piccolo senso di stabilitá. Ma 'nduel al furmentón?".