Saturday, December 4, 2010


There are very few joys imparted a dark early morning in a grey underground environment. The feeling of anticipation that a book in a tote bag gives me is one of those tiny sparkles of joy. I spend three hours in the sub daily. It is in the sub I mark tests, balancing them acrobatically on my lap which is already occupied by a couple of tote bags (they get wet and dirty if I put them on the floor), prepare lessons (same acrobatic enterprise), send text-messeges and...read many books. The last couple of mornings I have been reading "Il pane di ieri" (=yesterday's bread). Holding up the volume to eye-level made me very self counscious and aware of some passengers' curious looks. The elderly man on the cover (the writer himself and a munk) looks stern indeed. Some probably thought I was part of a sect or something (the red jackets' sect may be?) I have checked Enzo Bianchi up on Youtube and found out that he has indeed angry eyes even when he talks. The book is "so-so" and I still wonder what made it win the prize that is reported on the cover (can't remember which prize). In my not-at-all-modest opinion he falls exactly into what he assures his reader in the preface that he won't fall into: the old polemic of "it was better before". It becomes like chanting, and I do not like chanting. The last two chapters show and improvement, and I enjoyed them better. That is when Bianchi decides (is it a conscious choice?) to let go of his starched collar and to reveal more of himself. I happen not to like stingy writers either.
P.S. I never consider reading a book I do not like a waste of time. Every book that is read from cover to cover is a conquest and a learning experience. That is what I teach my 5th graders every single day. That is what I live by.
Ci sono ben poche gioie in una fredda mattina, nel grigio mondo della metropolitana. Il senso di aspettativa che un libro nella borsa di iuta mi trasmette, è una di quelle piccole gioie. Trascorro tre ore ogni giorno nella metro. E´lí che inizio la mia giornata lavorativa; correggo compiti tenendoli in bilico con la destrezza di un acrobata sulle mie ginocchia, giá occuate da un paio di borse di iuta (apoggiandole per terra si bagnerebbo e sporcherebbero), preparo lezioni (stessa abilitá acrobatica), mando messaggi al cellulare...e leggo, parecchi libri. Le ultime due mattine avevo tra le mani "Il pane di ieri" di Enzo Bianchi. Leggendo il volume ero non poco consapevole delle occhiate furtive e curiose di alcuni passeggeri; il volto dell'autore (e monaco) ritratto in copertina è parecchio severo. Probabilmente pensavano appartenessi ad una setta di qualche tipo (la setta delle giacche rosse?) Ho controllato Enzo Bianchi su Utube ed a mio rammarico ho potuto constatare che anche quando parla ha gli occhi arrabbiati. Mi fanno paura gli occhi arrabbiati. Il libro è "cosí cosí". Ancora non capisco come ha vinto il premio descritto in copertina (non ricordo che premio). A mio per-niente-modesto-parere, Bianchi cade nella trappola che lui stesso promette in premessa al lettore di non sfiorare, la polemica del "era meglio una volta". Diventa come una cantilena nel corso del libro, e le cantilene non mi vanno a genio. Gli ultimi due capitoli fanno una svolta. Lí si scopre Bianchi che si slaccia il colletto inamidato. Non so se è una svolta volontariarmente generosa. Non mi vanno a genio nemmeno gli scrittori avari.
P.S. non sono del parere che leggere un libro mezzo segato sia una perdita di tempo. Ogni libro letto da copertina a copertina è una conquista ed una lezione di vita. Questo è quello che insegno giornalmente alla mia quinta e quello che cerco di vivere di persona.

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