Saturday, April 19, 2008

Souvenirs made in Bangladesh

Sono a Roma, finalmente saluto il sole. In questo momento mi trovo sui colli tra vigneti ed ulivi. Ho appena disceso una scala del 1500 e l'unica cosa che riesco a far girare per la mente è che la maggior parte della popolazione vive una vita di sofferenza e difficoltà e che il mondo è un posto triste ed ingiusto. O sono un'incarnazione di Strindberg, Sartre e Buddah insieme, oppure è ora che mi faccia ordinare Prozac. Oggi ho involontariamente seguito il destino di diversi uomini dal Bangladesh. Durante il pomeriggio cercavano di venderci (a noi ed a 100.000 altri turisti) souvenirs in piazza Colosseo. Con un forte senso di colpa ho detto a mio figlio di cercare di non dare loro retta. I miei soldi sono contati e posto per souvenirs a casa non ce n'è. Dopo un paio di ore abbiamo, io e mio figlio, assistito alla fuga di questi uomini con le loro bancarelle "fai da te" sotto il braccio, la polizia municipale al collo. I loro occhi dicevano solo "paura" e "orrore". Correvano come volpi su per le terme di non ricordo chi. Per il resto del pomeriggio abbiamo abbandonato la vita dei turisti per seguire le vicende di questi uomini che uscivano da ogni angolo, senza più la loro merce, correndo in diverse destinazioni, verso svariate fermate di autobus. Quasi tutti con una borsa di plastica in mano. Verso sera portandoci verso la stazione Termini incontravamo ancora questi uomini, non so se è la mia fantasia, ma i loro occhi mi sembravano ancora spaventati. Diversi parlavano al cellulare, altri a telefoni dei servizi a poco prezzo che si vedono in giro. Chiamavano casa? Mogli? Figli che raccontavano a papà della loro giornata? Un uomo del Bangladesh stava con la sua borsa di plastica a fissare alcuni gatti giocare in un aiuola e, si asciugava le lacrime, questo non è frutto della mia fantasia, mi sono fermata qualche minuto cercando di trovare qualcosa da dirgli. Forse aveva un souvenir nella borsa da vendermi? Non ho trovato parole, il suo dolore e la sua umiliazione troppo grandi per me con la guida di Roma sotto il braccio.

I am in Rome. Finally sunshine. Just now I am up on the hills amongst vinyards. I have just gone up a staircase from 1500s. And yet all I can think of is that life is so unfair and the world is full of suffering. Either I am an incarnation of Strindberg, Sartre and Buddah together, or it is time I get a prescription for Prozac. Today I have found myself following the destiny of several bangladeshi men. During the early afternoon they were trying to sell souvenirs to us (and to hundreds of thousands other tourists) in Piazza Colosseo. With a strong sense of guilt I told my son to ignore them. Our holyday is on a tight budget and we definetly do not have space for souvenirs in our home. After a couple of hours we had to assist to a cat and rat chase down the streets of downtown Rome, the bengali were running everywhere with the police after them. We decided to leave sightseeing and see what would happen with these men. For the rest of the afternoon we saw them coming up from all corners still with fright in their eyes (that last one might be my imagination) without their merchandise and makeshift tables, but most of them carrying plastic bags. They popped up at bus stops and city corners, mostly alone. Towards evening several of them were talking on phones, cell phones or at long-distance phone booths. Where they talking to their wives? Or children, who wanted to tell their dad about their day? One bengali man was stearing at two cats playing on a grass patch, holding tight to his plastic bag. He was crying, that is not my imagination. I stayed by a few minutes wanting to say something, wondering if I should offer to buy a souvenir? But I could not make myself do it. This man's humilation felt too great for my superficial exsistence carrying a Rome-guide under my arm.

2 comments:

Anonymous said...

A Roma ci sono realtà terribili. A parte il centro, dove si assiste continuamente alle scene che descrivi, la periferia è fatiscente e degradata. Una grande tristezza.
Ce se vvede domani

Anonymous said...

Si è vero. Oggi va meglio, mi sono mantenuta alla larga dal Colosseo ed abbiamo potuto godere della città. Ad ogni angolo qualcosa da vedere. I ragazzi della casa sono tutti molto simpatici. Ci vediamo domani.