Mats and I went last night to see Hanoch Levin's incredible play "Job's suffering" at the Jewish theatre.
A secular interpretation of one of the oldest stories ever told. Levin has made Job's life timeless, a work of heart that I cannot even dare to imagine how much it must have cost him emotionally to write and set up. "We" the public sat litterarily around SORROW and PAIN in humangous proportions, trying to cope with our own feelings of awkwardness, helplessness, horror and fear, which blended theatrically with Job's own experience of loss and anguish. I left wondering how the actors cope with playing this every single night? The play met our expectations and, for once, we agreed with the critics :-).
This morning was really beautiful. Sunshine that makes the colors of fall turn into copper and gold. Mats and I took a power walk that we never wanted to end so we walked and walked and walked. By the ecological farm we stopped to look at a bunch of very happy and very pink pigs rolling around in organic and chemicals-free mud. The fence was so low that they could have wondered out if they wanted....or if they could. Thing is that pigs cannot climb. But we can, we people can climb! We can ask ourselves difficult questions and we can even find answers we don't even imagine are there...pigs cannot do that, probably they are more content than us in their inability to climb a low fence, but as for myself: I WANT TO CLIMB.
Job is known to have said the one sentence that has made him famous in all kinds of circles and throughout history: I know my redeemer lives. This statement gave him hope to endure even when strength had totally been exhausted. Here is one of my favorite songs. I usually do not like songs with "sweetened" illustrations attached to it, but this was the best YouTube could do for me today. The words are on the other hand a massive statement of Job's faith (and mine, at least up to today).
Ieri sera Mats ed io siamo stati a vedere la rappresentazione "La sofferenza di Giobbe" al teatro ebraico. Una versione secolare ed incredibilmente forte del drammaturgo Hanoch Levin. Levin ha liberato una delle storie più antiche mai raccontate, da ogni limite forzato dal tempo. Non posso nemmeno immaginare quanto debba essergli costato intellettualmente ed emotivamente, scrivere e dirigerne la sceneggiatura. "Noi", il pubblico eravamo seduti attorno alla scena e direttamente partecipi ad un'immensa rappresentazione di SOFFERENZA e DOLORE, cercando di controllare emozioni di sconforto, paura ed impotenza che si mescolavano teatralmente all'angoscia di Giobbe. Questo è vero teatro! Sono uscita chiedendomi come fanno gli attori a ripetere l'esperienza ogni sera? La rappresentazione ha fatto centro e per una volta eravamo completamente d'accordo con i critici ;-).
Questa mattina splendeva il sole, trasformando i colori autunnali in oro e rame. Siamo usciti a camminare e non volevamo più rientrare, cosí abbiamo camminato e camminato. Alla fattoria ecologica ci siamo fermati a guardare i maiali grassi e rosa rotolarsi contenti nel fango organico, privo di sostanze chimiche. La staccionata attorno era talmente bassa che avrebbero senza alcuna difficoltá potuto saltarla. Ma i maiali non saltano, mentre noi umani possiamo saltare ed anche scavalcare! Possiamo porci domande difficili ed addirittura trovare risposte...a volte risposte che non avremmo nemmeno immaginato. I maiali sono probabilmente più felici di noi nella loro incapacità di saltare, ma io VOGLIO SALTARE.
Giobbe è conosciuto in diverse cerchie per la sua affermazione: IO SO CHE IL MIO VENDICATORE VIVE. Un'affermazione sostenuta da sofferenza quasi indicibile. Pubblico una delle mie canzoni preferite con lo stesso titolo. Solitamente evito video con illustrazioni sdolcinate ma YouTube non ha potuto fare di meglio per me oggi. Le parole sono comunque una potente presa di posizione di Giobbe (e forse mia, almeno per oggi)